mercoledì, marzo 14, 2012

Non è semplice parlare di acqua


Di Mauro Icardi


Nel 2011 si sono tenuti i referendum popolari, e due di questi avevano come tema l’acqua. In realtà più che l’acqua in sé, le modalità di gestione del servizio idrico. La mobilitazione attorno a questo tema è stata importante, e di acqua si è fatto un gran parlare. Direi che non si è ancora finito, visto che il Forum  dei movimenti per l’acqua si è ancora attivato pochi giorni fa occupando la sede del Ministero dell’Ambiente, temendo che l’esito del referendum dello scorso Giugno potesse in qualche maniera venire travisato, se non completamente stravolto.

Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha rassicurato di voler rispettare l’esito referendario e i manifestanti si sono detti soddisfatti, pur ribadendo di voler vigilare sull’effettiva ripubblicizzazione del servizio idrico.

Lavoro nel servizio idrico ormai da più di vent’anni, e in tutto questo tempo mi sono reso conto che, quando si parla di acqua, spesso sono i luoghi comuni o le leggende ad avere la meglio. Sia per quanto riguarda le idee che la gente ha della qualità dell’acqua del rubinetto di casa, sia per la convinzione molto diffusa e totalmente errata che i depuratori peschino l’acqua dai fiumi per depurarla, anziché occuparsi di ricevere i liquami delle fognature, per restituirli dopo adeguati trattamenti, ai corpi idrici ricettori ( fiumi,laghi o mari), rispettando i limiti previsti per legge.

Ogni anno sono molte le visite scolastiche che variano dalle classi delle elementari agli studenti di Ingegneria Ambientale. Quasi tutti mi chiedono se possono portarmi un campione dell’acqua di casa da analizzare, visto che spesso hanno installato filtri, o comprato caraffe ritenute miracolose. E quando li accompagno allo scarico finale dell’impianto di depurazione ,quasi tutti mi domandano se l’acqua si può bere.
Questi episodi, che si ripetono molto frequentemente,  mi danno l’idea che sia necessario anche in questo campo fare informazione corretta.

E’ un dato accertato che la disponibilità di acqua dolce idonea all’uso potabile stia diminuendo in tutto il pianeta, che molti dei principali fiumi siano, dal punto di vista della qualità delle loro acque e dell’inquinamento, in condizioni critiche.  Due terzi della popolazione mondiale sono privi di misure sanitarie. Oltre un miliardo di persone bevono quotidianamente acqua inquinata. Questo accade maggiormente nei paesi in via di sviluppo, l’India per esempio (Il Gange fiume sacro per antonomasia è uno dei più inquinati).

Per contro nei paesi più sviluppati si cominciano a vedere problemi legati alla scarsità d’acqua, se il Consiglio Nazionale delle Ricerche degli Usa ha suggerito di recuperare le acque reflue trattate per destinarle certamente non all’uso potabile ma quantomeno  a quello irriguo, o per il lavaggio di piazzali.

Anche per questo ritengo indispensabile il crescere di una corretta cultura dell’acqua. Il gesto di aprire un rubinetto e veder scorrere acqua, così come quello di pigiare un interruttore e veder accendersi una lampadina, a volte porta le persone a credere magari inconsciamente che questi flussi siano infiniti. Purtroppo non è cosi.

Per l’acqua in questi anni si è molto insistito sulla necessità  di un uso corretto ed attento. Qualcosa si comincia a vedere, ma moltissime persone non hanno rispetto, o non credono alla qualità della loro acqua del rubinetto, e di fatto la destinano unicamente alla cottura dei cibi ed all’igiene personale. La loro fiducia certamente non aumenta, soprattutto quando si verificano casi di inquinamento delle falde o superamenti di qualche limite.

Il caso dell’Arsenico  che ha vietato l’utilizzo dell’acqua ad uso alimentare in un centinaio di comuni non ha certamente contribuito ad aumentare la fiducia. In quasi tutti questi casi la contaminazione da Arsenico è dovuta alla presenza di questo metallo nelle rocce, e non per inquinamento di tipo industriale. La legge prevede delle zone di rispetto per la sicurezza dei pozzi di approvvigionamento.

Ovviamente questi casi hanno una gran risonanza mediatica, e la paura della gente fa il resto. Posso dire che la qualità dell’acqua potabile sia generalmente buona, ovviamente con differenze tra le varie zone d’Italia.
Questo non ha impedito che in questi anni moltissime persone abbiano installato filtri o caraffe filtranti, perché spaventati o a causa di campagne pubblicitarie martellanti.

Molte persone, amici e conoscenti mi hanno portato campioni di acqua provenienti da questi filtri. Il più delle volte ho trovato acqua decisamente troppo addolcita. Questo significa che la qualità dell’acqua era già buona precedentemente e che il filtro è stato decisamente una spesa inutile. In altri casi ho purtroppo riscontrato qualcosa di peggiore: la mancata manutenzione del filtro, o l’utilizzo improprio della caraffa filtrante sono stati causa della proliferazione batterica. In un caso eclatante ho riscontrato anche la presenza di Enterococchi.

Quindi, una prima regola di semplice buon senso dovrebbe essere quella di informarsi sulla qualità dell’acqua erogata nel proprio comune prima di spendere soldi  per impianti di filtrazione. La seconda piuttosto ovvia: se installate questi impianti non potete dimenticarvi delle regolari manutenzioni. Ultimamente ricevo molte telefonate di persone che si lamentano del sapore o dell’aspetto della loro acqua. Il gestore dell’acquedotto ha la responsabilità della qualità dell’acqua fino al punto di consegna, cioè all’ingresso del contatore. In molti casi, pur non essendo strettamente di nostra competenza, ci siamo attivati ed abbiamo effettuato campionamenti nelle abitazioni. E ci siamo accorti del peggioramento della qualità dell’acqua dopo il contatore, quasi sempre per problemi di manutenzione delle tubazioni, o perché  le tubazioni erano decisamente vecchie.

Ultimamente, visto che la crisi sta cambiando le abitudini, l’acqua potabile sta riguadagnado posizioni nelle preferenze dei consumatori. In Lombardia esistono moltissime case dell’acqua, e molti cittadini vi si riforniscono. Tutto molto lodevole, se non fosse che l’acqua è sostanzialmente la stessa che esce dal proprio rubinetto. Ma come sempre la leggenda ha maggior peso.

A Torino per anni la gente cercava le fontanelle (i famosi toret, le fontanelle con la testa di toro),che si diceva si alimentassero direttamente dalla sorgente del Pian della Mussa, ritenuta di buonissima qualità. In realtà l’acqua confluiva poi nelle tubazioni insieme a quella proveniente da altre fonti, e la quantità di acqua proveniente da quel sito non credo superasse il dieci per cento del totale erogato. Ma la leggenda resiste ed è dura a morire.


Forse è anche giusto si continui a farla vivere.
Ho iniziato dicendo che non è facile, o meglio che non si può esaurire in poco tempo il discorso acqua.
Ci sono tante altre cose di cui parlare. L’intenzione è di farlo in qualche altro articolo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bell'articolo!!
In effetti bisogna sfatare un bel po' di miti attorno all'acqua.
In ogni caso l'acqua dei Toret è fantastica. Sono stata a bruxelles recentemente, lì invece sapeva di polvere. yucch !!

Mia ha detto...

L'Arsenico del Viterbese?

...qui un dettaglio..
http://www.nuovoviterbooggi.it/cronaca-cittadina/attualita/7567-qchemical-cityq-lago-di-vico-si-sapeva-gia-dagli-anni-80.html