sabato, settembre 24, 2011

La fine della crescita

Richard Heinberg è un noto giornalista americano, senior fellow del Post Carbon Institute che ha scritto numerosi libri sul picco del petrolio e sui limiti della crescita economica. Di recente ha pubblicato il libro The end of growth, "La fine della crescita", che affronta in maniera non convenzionale il tema cruciale dell'attuale crisi economica e delle sue possibili conseguenze.

Tra le sue molte interviste che circolano sul web vi propongo questa, che mi pare la più interessante e che esprime bene il suo pensiero.
Egli sostiene che la crescita economica, almeno nelle forme che abbiamo conosciuto negli ultimi sessanta anni, sia terminata a causa di limiti intrinseci allo stesso meccanismo di espansione illimitata della produzione e consumi che la caratterizza. La parte della sua analisi che condivido particolarmente, che coincide abbastanza con quanto ho scritto di recente qui, è quella relativa ai motivi che hanno prodotto l'attuale crisi economica. Egli infatti considera che il picco del petrolio sia una delle cause della fine della crescita, ma non l'unica. Infatti, a un certo punto dell'intervista afferma: "Ebbene, il rialzo del prezzo del petrolio è stata l'unica causa della recessione? Assolutamente no. E sono d'accordo con Nicole Foss nel sostenere che l'economia finanziaria era destinata a crollare." e cita il superamento del limite del debito pubblico e privato su cui si basa il sistema finanziario, tra le cause della crisi economica.

Insomma, va oltre quell'approccio riduzionista alle questioni economiche che considera il picco del petrolio come "primum movens" di ogni trasformazione della società. Si tratta di una riflessione presente in tutte le discussioni di chi si occupa di limiti delle risorse, e anche in Aspoitalia. Le idee di Heinberg mi pare che facciano pendere la bilancia maggiormente a favore dei sostenitori della "complessità".

La parte dell'intervista di Heinberg che mi convince di meno, ma devo ancora leggere il libro e potrei sbagliarmi, è quella relative alle soluzioni per superare la crisi. Lo sviluppo delle economie locali è un fattore senz'altro importante, ma andrebbe inserito in un processo di riorganizzazione economica e sociale più ampio e articolato. Inoltre, mi pare che Heinberg sottovaluti un pò troppo il ruolo delle energie rinnovabili nel processo di trasformazione che ci attende.

3 commenti:

cataflic ha detto...

penso che il limite della crescita sia intrinsecamente legato all'equilibrio informativo e sociale dell'umanità tutta.
Stanno sgretolandosi rapidamente i paradigmi nazionalistici sotto i colpi di martello della globalizzazione e quindi si assisterà ad un riequilibrio di consumi a beneficio di un "benessere" più diffuso e meno concentrato geograficamente.
globalmente il consumo di energia aumenterà e porterà in pochi anni all'acuirsi delle rimanenti idiosincrasie nazionalistiche e localistiche , che sfocieranno inevitabilmente in "guerre" che saranno combattute con strumenti alternativi come la finanza internazionale e con flussi migratori imponenti.
Se a nessuno verrà la malsana idea di schiacciare il pulsante di qualche arma atomica e farci ripartire da capo, penso che in un secolo avremo a disposizione energia sufficiente e probabilmente intelligenza artificiale e medicina genetica che rivoluzioneranno profondamente i rapporti basati sulla competizione e il sistema "mercato" attuale.
A quel punto l'uomo animale odierno saprà riadattarsi per servire un organismo globale a cui sarà connesso in vari modi e tutte le teorie attuali saranno obsolete.

Paolo ha detto...

cataflic

Ma in quale mondo pensi di vivere? Aumento del consumo di energia? Globalizzazione a gonfie vele?
Mi sa che hai fatto indigestione di romanzi di fantascienza di un certo tipo.

Per Terenzio

Io credo che il superamento del limite del debito pubblico e privato sarebbe avvenuto molto più in là in un contesto di reale crescita economica. Per cui penso che la crisi sia legata principalmente al picco generalizzato delle risorse, ovvero alla fine della crescita.

Paolo B.

Pierluigi ha detto...

La fine della crescita dal mio punto di vista è un insieme di fattori fra i quali i picchi delle risorse ma anche i mercati saturi, la crisi finanziaria, l'assurdo paradigma della crescita infinita, lo spostamento della produzione all'estero, e altri fattori, tutto collegato da un fragile equilibrio che si è rotto...