mercoledì, maggio 18, 2011

Una spada di Damocle pende sul referendum antinucleare

Manca meno di un mese alla data del referendum contro il nucleare e non si sa ancora se gli italiani potranno esprimere il proprio voto su questa materia cruciale.

Infatti, il Governo ha approvato di recente un emendamento alla legge che contiene le procedure per l’attuazione del programma di costruzione di nuove centrali nucleari, cancellando tutti gli articoli citati nel quesito abrogativo e rinviando sine die la decisione.

La questione è molto controversa perché l’annuncio ufficiale del Presidente del Consiglio di voler solo rinviare a tempi migliori l’attuazione del piano, pone dubbi sull’effettiva volontà legislativa di accogliere le richieste referendarie. Spetterà quindi alla Corte di Cassazione sciogliere la controversia interpretativa.

Cliccando qui potete leggere uno specifico commento di Stefano Rodotà su Repubblica del 27 aprile scorso. Sostanzialmente, se la Cassazione dovesse ritenere che le nuove norme non recepiscano la volontà dei referendari, deciderebbe lo svolgimento della consultazione elettorale, spostando il quesito sulle nuove norme governative. Ma, siccome quest’ultime contengono l’abrogazione di tutte le norme sottoposte al quesito referendario, il risultato paradossale sarebbe che la vittoria del SI ripristinerebbe le norme che favoriscono la realizzazione del piano nucleare del governo. Rodotà propone perciò di far sciogliere il nodo interpretativo alla Consulta, ma secondo me, sul piano logico, la Cassazione, rilevando il paradosso, finirà per annullare il referendum. Comunque, non sono un giurista e spero di sbagliarmi.

Politicamente è però importante che i referendari mantengano la mobilitazione fino a quando non si esprimerà la Cassazione, utilizzando il tempo intercorrente per illustrare ai cittadini i motivi, ambientali, sanitari e industriali contro il nucleare.

Se alla fine il referendum non si dovesse tenere, a mio parere si tratterebbe comunque di una vittoria del movimento antinucleare. Sicuramente questo governo non riproporrà il piano nucleare, in primis perchè siamo a ridosso di nuove elezioni politiche ma soprattutto perchè il referendum gli ha dato l’opportunità di una strategia di uscita da una tecnologia che si sta mostrando sempre più costosa ed inaffidabile. Non fatevi ingannare dalle dichiarazioni di Berlusconi al vertice con Sarkozy, secondo me dettate dall’esigenza di rassicurare i francesi che ci vogliono sbolognare la loro patacca dell’ EPR e con cui erano già stati siglati accordi impegnativi.
Rimane la grave sconfitta politica di un governo che aveva strombazzato per anni una scelta energetica che ora è costretto a rimangiarsi.

1 commento:

Stefano ha detto...

Certamente una vittoria.

Ma resta il buco (voragine) sul futuro dell'approvvigionamento energetico italiano, pianificato con un PAN già ridicolo sugli obiettivi delle rinnovabili ed ora azzoppato (fortunatamente) sul nucleare.

Propongo ad ASPO di valutare un aggiornamento del piano energetico presentato nel 2008 (http://www.aspoitalia.it/archivio-articoli/205-il-piano-energetico-di-aspo-italia), da divulgare con forza in questo momento di incertezza.

Non si sa mai che alcune forze politiche lo possano prendere come riferimento per la loro proposta di governo.