lunedì, maggio 31, 2010

Prima o poi tapperanno quel maledetto buco nel golfo del Messico


Una delle previsioni di ASPO per la produzione petrolifera. Quella zona dove ci sono delle piccole onde blu è il "deepwater", ovvero petrolio che arriva da zone che vanno ben oltre la piattaforma continentale. E' petrolio costoso, difficile e - oggi lo sappiamo - anche molto rischioso. Prima o poi tapperanno quel maledetto buco nel golfo del Messico, ma questo disastro non era imprevedibile.


Un paio di anni fa, dissi a una collega (e ho i testimoni) "vedrai che fra qualche anno dovremo smettere di fare ricerca. Non avremo più soldi." La collega rimase piuttosto incredula, ma credo che oggi non lo sia più tanto. Il disastro che sta sommergendo l'università e le istituzioni di ricerca in Italia è qualcosa che va vissuto per crederci. Sto vedendo il mio gruppo di ricerca, vent'anni di lavoro per metterlo insieme, sparire un pezzo per volta. Il buffo è che questa cosa l'avevo prevista. Eppure, è servito a poco a scansare la botta anche se forse il fatto che ce lo aspettassimo l'ha resa meno traumatica. Alcuni dei miei collaboratori hanno lasciato in anticipo la nave che affonda. Degli altri, non prevedo che li troverò a chiedere l'elemosina al semaforo, sono gente in gamba e se la caveranno. Ma è comunque una perdita secca per la società. Sono competenze che, una volta sparite, non si rimettono più insieme se non in altri vent'anni.

Questa faccenda di aspettarsi le cose che poi avvengono veramente mi fa quasi paura. Ormai lo vedo succedere troppo spesso. Avevo previsto l'aumento dei prezzi del petrolio già nei primi anni del 2000. Nel 2008 avevo previsto il crollo dei prezzi che si è poi puntualmente verificato.

E a proposito del disastro del golfo del Messico? Beh, prevedere uno specifico disastro è ovviamente impossibile. Vi dico però che mi aspettavo qualcosa del genere. Non ve lo posso provare, perché non l'avevo scritto da nessuna parte ma penso che ci potete credere perché è tutto parte della visione di ASPO: il problema dell'esaurimento.

Allora, finchè uno scava pozzi a bassa profondità, a terra, può succedere di tutto ma anche i peggiori disastri sono stati rimediati in pochi giorni (come, per esempio, dopo che in Kuwait gli Irakeni in ritirata avevano minato i pozzi) (*). Ma di pozzi "facili" ormai ne sono rimasti ben pochi. E allora, la gente si mette a cercare il petrolio nei posti e nei modi più impensati. Un modo è il cosiddetto "deepwater" che è un impresa molto difficile. Già dovete andare giù a chilometri sotto il mare, e poi giù ancora, trivellare per altri chilometri. Immaginatevi una zanzara che trivella il vostro lavandino pieno d'acqua con l'idea di arrivare fino al pavimento, insomma credo che siano quelle le proporzioni.

Tirar fuori questo petrolio è un'impresa molto difficile; poi, siccome costa caro, è abbastanza probabile che qualcuno pensi a fare un po' di cresta per risparmiare su questo e su quello. Alla fine, va sempre a finire che si tende a risparmiare sulla sicurezza. Ed è così che succedono i disastri. Non si può esattamente prevedere quando si verificheranno, ma ci si può immaginare che ce ne saranno. Probabilmente, questo qui del golfo del Messico non sarà l'ultimo.

Prima o poi qualcuno finirà per tappare quel maledetto buco; nel frattempo mi sembra di vivere in una profezia. Sapete, tipo Edipo e la Sfinge. Com'era quella domanda? .... "cos'è che cammina con quattro gambe la mattina, con due a mezzogiorno e con tre la sera?" La risposta, direi, è l'industria petrolifera. (o forse l'università italiana)



(*) da notare che tappare una perdita di petrolio è - di solito - molto più facile che tappare una perdita di gas. Siamo fortunati!

7 commenti:

Francesco ha detto...

I tagli alla ricerca vengono fatti perché ci sono al potere dei soggetti che dovrebbero stare in galera e che agiscono solo a tutela dei propri interessi.
Questo almeno in Italia.

Che tristezza e che ignoranza.

Frank Galvagno ha detto...

Come ai tempi dell'impero romano: la prova inconfutabile che i sistemi complessi si stanno sgretolando sono proprio i tagli alla cosa pubblica e ai cosiddetti "enti inutili".

L'abbondanza energetica ha permesso il proliferare di strutture non sempre utili (si pensi ad esempio al n° di corsi di laurea creati); ora, nella concitazione del fronteggiare la "crisi" si fanno tagli sparando ad altezza d'uomo, tutti sono esposti e il fatto di sopravvivere non sarà così legato alla reale efficienza ma piuttosto a eventi "fortuiti".

Resta il fatto che ad essere minate sono le basi energetiche della nostra civiltà, cosa infinitamente più grave di cavolatine come il mantenere o no l' "ente per la montagna" ...

mirco ha detto...

Finchè il sistema continua bellamente a mantenere una marea di ... scarsamente intelligenti ai vertici del sistema politico decisionale, quale altro risultato possiamo aspettarci?
Per tornare al deepwater mi piacerebbe sapere se Ugo sa fare una previsione :-) su "Perdido", quel buchetto che mi pare sia ormai in fase finale (sempre dalle parti del Golfo del Messico) e che va a prendersi l'olio a 9.600 metri con le strutture dei pozzi realizzate su un fondale a 2.500 metri di profondità.

Ugo Bardi ha detto...

Mah.... di Perdido ne ho sentito parlare. E' uno dei più estremi in termini di profondità. Fino a poco fa, sembrava che non ci fossero limiti; ora si comincia a preoccuparsene.

Paolo ha detto...

A proposito di disastri ecologici da fine era petrolifera, probabilmente Ugo ha ragione, quello di Macondo non sarà l'ultimo, però essendo la più grande catastrofe ambientale negli USA(parole di Obama), immagino che la BP ne pagherà seriamente le conseguenze.
Tutta la zona interessata dallo sversamento subirà il tracollo di interi settori dell'economia come la pesca e il turismo; danni imprevedibili per la salute delle popolazioni locali e per l'ecosistema. E tutto questo chissà per quanti anni.
In termini economici penso che l'ammontare dei danni potrebbe essere così alto da portare alla rovina la BP. Dietro l'angolo c'è una marea di class action ed una possibile azione legale nei confronti della compagnia da parte degli stessi USA.
Se andasse così(lo spero proprio), ciò servirebbe da monito per tutte le altre multinazionali petrolifere che trivellano "allegramente" i problematici pozzi sottomarini. In questo caso forse questo nel golfo del Messico non sarà l'ultimo disastro ambientale del genere, ma uno degli ultimi probabilmente sì.

Anonimo ha detto...

"Tirar fuori questo petrolio è un'impresa molto difficile; poi, siccome costa caro, è abbastanza probabile che qualcuno pensi a fare un po' di cresta per risparmiare su questo e su quello. Alla fine, va sempre a finire che si tende a risparmiare sulla sicurezza. Ed è così che succedono i disastri."

Questa vignetta esprime perfettamente il concetto:
What could possibly go wrong?

Anonimo ha detto...

...e mentre stiamo qui a parlare di disastri petroliferi la TV in sottofondo mi sta dicendo che ad aprile vi è stato un ennesimo calo di vendita nelle vetture.
Disastro e contrizione.
Ma di sicuro ora risaliremo la china, la nuova Alfa Giulietta risolverà tutti i problemi, ha anche una versione con un tranquillissimo motore da 235 CV... naturalmente sarà ecologico. Secondo me non è né ECO e nemmeno LOGICO.
La Fiat sta presentando alle fiere le auto elettriche che già aveva progettato e costruito negli anni '80 al Centro Ricerche Fiat.
Ragazzi, meglio prendersi un pezzo di terra!