lunedì, settembre 14, 2009

Il picco dei furtarelli - reloaded



Qualche tempo fa, avevo pubblicato un minipost, il "picco dei furtarelli" , in cui descrivevo la rapidissima incursione di ladruncoli sconosciuti in casa mia, con sottrazione di beni di scarso rilievo.

Ora, vi racconto un altro episodio. Un pomeriggio di inizio agosto sono andato in piscina, cosa che faccio con una certa frequenza nel periodo estivo. La piscina dista circa 3 chilometri da casa mia, non ci vado mai in auto apposta (preferendo la bici o una corsetta), però quando programmo la piscina in combinata con il ritorno dal lavoro, ci passo proprio davanti, quindi parcheggio la vettura nel piazzale fuori.

Tornando a quel pomeriggio dopo la nuotata, come potrete facilmente immaginare... faccio per aprire l'auto e lei... si chiude! Qualcuno aveva avuto la brillante idea di aprirla qualche minuto prima, facendo un intervento chirurgico sulla lamiera della porta lato guida. Un lavoro estremamente "professionale", fatto da gente che a seconda del modello sa perfettamente dove mettere le mani. Mi prendo anche parte della colpa, in quanto la borsa che mi hanno rubato (di scarso valore e senza cose particolari dentro, per fortuna) l'avevo nascosta alla bella e meglio dietro i sedili, confidando nei vetri oscurati, che han fatto quel che hanno potuto. Oltre alla borsa mi hanno pure preso 2 tendine parasole di scarsissimo valore, che risultano pure scomode da sottrarre (6 ventose da staccare...).

Non sono la prima nè unica vittima di questo fenomeno che si sta intensificando, in particolare nei dintorni della piscina; tuttavia, il peak oil sta impattando con una certa velocità sul tessuto sociale. I furtarelli ci sono sempre stati da decenni, ma stiamo osservando un aumento della "velocità di nucleazione", cioè della frequenza di osservazione di casi qua e là. A questo, possiamo anche aggiungere il problema della sovrapopolazione delle carceri; non voglio fare del qualunquismo e gridare "al lupo" per il gusto di farlo, tuttavia credo che un minimo di preparazione psicologica su quello che accadrà negli anni a venire sia bene averla.


[per chi fosse interessato, ri-linko un mio vecchio post]

4 commenti:

Francesco Ganzetti ha detto...

..In effetti credo sarebbe opportuno abitare in una zona scarsamente popolata....( Non intendo con questo periferia di medie-grandi città, od anche paesi limitrofi con recenti opere di urbanizzazione)

Anonimo ha detto...

Mi ricordo di una cosa che mi riportavano i mei nonni: le terre coltivate vicino ai paesi una volta non valevano nulla, dato che erano drammaticamente soggette ai furti dei miseri braccianti affittuari di qualche casermone cadente. Anni di bolla immobiliare ci hanno abituati a pensare che un pezzo di terra vicino ad aree ubanizzate potrebbe divenire una miniera d'oro; torneremo a cambiare prospettiva.

fausto

Frank Galvagno ha detto...

Sì, è molto difficile fare delle previsioni, potrebbe essere meno grave di quel che prevedo io.

Sicuramente, come dice Francesco, bisognerebbe non superare un certo rapporto di densità, questo riguarda soprattutto le megalopoli iperurbanizzate, dove la distanza da percorrere per trovare significative aree coltivabili è di decine di km; c'è poi il problema dell'impoverimento della falda in situ (cfr Pechino). Questo renderebbe molto difficoltosi gli approvigionamenti in caso di problemi con i trasporti

Stefano Marocco ha detto...

A prescindere dalla densità di popolazione, trovo difficile che i cittadini da almeno due generazioni a questa parte abbiano una vaga idea di come si coltiva la terra. A Chieri (TO) il comune sta varando un'iniziativa interessante: vengono dati agli anziani, per una cifra simbolica, degli appezzamenti di terreno da coltivare (min 100mq), supportati dai ragazzi delle scuole. Speriamo che almeno in parte questi ragazzi riescano a recuperare delle conoscenze che i genitori non sono riusciti a trasmettere loro.