giovedì, aprile 16, 2009

Nessuno più si fida di nessuno

La diffusione di notizie via internet sta diventando una cosa troppo complicata e difficile da gestire e da comprendere per la maggior parte di noi. Siamo arrivati in una situazione in cui nessuno più si fida di nessuno è il complottismo dilaga incontrollato.


Vi passo qui di seguito un bel "rant" (sfogo) di Michael Tobis, climatologo che gestisce il blog "Only in for the gold". Il titolo si riferisce all'accusa che gli hanno fatto di occuparsi di clima "per i soldi". E' un bel blog ricco di informazioni e di approfondimenti. Se masticate bene l'inglese, vi suggerisco di seguirlo.

Qui vi passo una sezione del testo in cui Michael Tobis centra benissimo il problema di comunicazione che ci troviamo davanti: con l'ingresso di internet, non abbiamo più punti di riferimento e la maggior parte di noi non ha i "filtri" che sarebbero necessari per eliminare il rumore. Se avete tempo, leggetevi tutto il post.
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Verso un giornalismo scientifico sostenibile per un mondo sostenibile.
Di Michael Tobis

Prima dell'internet, chiunque poteva dire qualsiasi cosa, ma nessuno poteva trovare chi lo ascoltava. In Inghilterra, si manteneva la tradizione degli oratori che parlavano stando in piedi su delle scatole di sapone, immagino, ma dubito che chiunque possa oggi ottenere un'udienza in quel modo. L'azione, per almeno un secolo, è stata tutta nelle mani dei mass media. Di conseguenza, per il periodo di vita di quelli che vivono oggi e fino a pochi mesi fa, erano gli interessi monetari a decidere chi poteva parlare e chi doveva stare zitto.

Questo si è interrotto parzialmente nel periodo dal 1966 al 1974, il breve periodo chiamato a volte "gli anni 60" in cui i radicali capivano i media meglio di quelli che li gestivano. Rapidamente, tutto quello che c'era di interessante su quel periodo, è stato sterilizzato, offuscato, e doverosamente dimenticato da tutti quelli che non hanno avuto il privilegio di diventare adulti in quel periodo.

Il controllo dell'input intellettuale è completamente a pezzi, oggi. Non c'è governo dell'internet. E' il dominio della folla, come potrete notare istantaneamente se fate una ricerca con Google di "consenso sul global warming". Le corporazioni controllano una sezione dell'economia più grande di ogni altro periodo - anche i baristi (quelli che fanno il caffé) si commerciano in pubblico. Ma hanno perso il controllo dei media in un modo che fa sembrare la rivoluzione degli anni '60 come una goliardata (che, in un certo senso, è stato se ci pensate un attimo)

Il controllo delle corporazioni sulla "finestra di Overton" (n.d.t. un concetto che descrive che cosa è ammissibile discutere pubblicamente e fornisce metodi per rendere accettabili opinioni prima giudicate troppo estreme) (grazie a Eli per avermi insegnato il concetto) si stava già indebolendo prima che il disastro dell'AIG (n.d.t. La AIG è una compagnia multinazionale di assicurazioni andata in bancarotta nel 2008) provò quello che molti di noi avevano sempre sospettato a proposito dei vari Phil Gramm al mondo (n.d.t. Gramm è un politico americano accusato di aver prodotto una legislazione che ha favorito il crollo del mercato finanziario del 2008). Adesso non c'è più speranza. Abbiamo libertà di parola, ma non ha molta importanza dato che nessuno più si fida di nessuno.

Queste sono notizie altrettanto molto buone che molto cattive. La libertà di espressione è la buona notizia. Se avete qualcosa di interessante da dire, potete trovare un'udienza che la troverà interessante. Oggi, c'è molta roba interessante da leggere.

Sfortunatamente, abbiamo anche cattive notizie. Le bugie costano meno della verità; vaghe allusioni costano meno di un'analisi bilanciata e costa meno inventarsi qualcosa che fare un'analisi basata su interviste e investigazioni. In breve, il rumore domina sul segnale. Così come sono messe le cose, la maggior parte della gente non ha filtri efficaci.

Una funzione importante che una volta era fornita dalle corporazioni, e prima di loro dalla cultura e dalla chiesa, era di dare un senso di cosa era ragionevole e di cosa era folle, che cosa ere degno di una conversazione educata e di cosa si poteva certificare. Via via che perdiamo questa conoscenza imposta di cosa è appropriato, abbiamo un bisogno disperato di filtri, di meccanismi affidabili per connettere quelli che hanno perso la fiducia in tutte le istituzioni e le persone che veramente vogliono fare qualcosa di buono e che sanno di cosa c**** stanno parlando.

Testo originale

Before the internet, anybody could say anything, but nobody could get anybody to listen. The Brits maintained their soapbox tradition in Hyde Park, I imagine, but I doubt anybody gathers much of an audience that way anymore. The action, for almost a century now, has been in the mass media. Consequently, for the lifetime of everybody living and until just a few months ago, it was the moneyed interests who decided who would speak and who would be silent.

This broke down a bit in the period of 1966-1974, often called "the sixties", a brief period when radicals understood media better than the people who owned them. Soon enough everything interesting about that period was sanitized, obfuscated and duly forgotten by everybody who wasn't privileged to come of age exactly at that moment.

Control of intellectual input by the corporate sector is totally shattered now.
There is no governance on the internet. It's totally mob rule, as a Google search on "global warming consensus" will instantly reveal. The corporations run a bigger chunk of the economy than ever; even our barristas are publicly traded. But they have lost control of the media in a way that makes the revolution of the sixties look like a fraternity prank. (Which, in a way, it was, come to think of it.)

The corporate control of the Overton window (thanks to Eli for teaching me the concept) was already weakening before the great AIG screwup proved what many of us had always suspected about the Phil Gramms of the world. Now it's hopeless.
Speech is uncontrolled but it doesn't matter very much, because nobody trusts anybody anymore.
This is both very good news and very bad news. Freedom is the good news. If you have something interesting to say, you can find the audience to whom it is interesting. There is much more interesting stuff to read nowadays.

Unfortunately, we also have the bad news. Lies are cheaper than truth, vague misgivings cheaper than balanced analyses, and wild-ass guesses cheaper than interview and investigation. In short, noise dominates signal. As things stand, most people lack effective filters.
An important function that the corporations used to provide for us, and before that the culture and the churches, was to provide a sense of what was reasonable and what was outlandish, what was worthy of polite conversation and what was certifiable. As we lose this imposed sense of propriety, we are in desperate need of filters, of reliable mechanisms to connect the people who have lost faith in every institution to the people who really do mean well and really do know what the f*** they are talking about.

8 commenti:

S. ha detto...

Interessante. Ecco alcune mie considerazioni:

penso che il problema non è tanto quello del "fidarsi o meno" e anche la cosiddetta "libertà di parola" è vana se non esiste dall'altra parte del processo circolare del comunicare (= rendere comune) una effettiva libertà di ascolto, di curiosità e di interesse a imparare e conoscere cose nuove, un terreno intellettualmente fertile.

La qualità della "democraticità" di internet non è molto diversa da quella della carta. Diceva Pasolini, "La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi". Diceva anche che non era contrario al "progresso", ma allo "sviluppo" e, nella fattispecie, "a questo sviluppo": diceva che "c'è sviluppo, ma non c'è progresso".

Consideriamo, per esempio, lo sviluppo di internet in questi ultimi dieci anni: il fiorire di blog in ogni angolo della rete, le funzionalità sempre più onnipresenti di Google, lo sviluppo di YouTube, una crescente enciclopedia multilingue come Wikipedia etc. La domanda che mi pongo è: a questo sviluppo è seguito un effettivo progresso? La risposta che mi do guardandomi intorno è: no.

I media di massa, TV in primis, la fanno sempre - e sempre di più - da padrone. Sono seguiti da milioni di persone le quali vengono da anni orientate nelle loro scelte al punto che la nostra libertà decisionale si riduce alla marca del dentifricio o al colore dell'automobile. Anche la politica tende a polarizzarsi ed omogeneizzarsi al punto che la propria scelta elettorale si riduce ad azione frustrata e frustrante.

Come già è stato detto, dopo le denunce precise come quelle del programma televisivo Report non succede praticamente nulla ed è per questo che alla Gabanelli è concesso quello spazio. Il giorno che dovesse dare fastidio al potere sparirebbe automaticamente. Come ha giustamente, a mio avviso, notato Giulietto Chiesa in un suo recente post "Santoro ha il compito di dimostrare al grande pubblico berlusconiano che la sinistra e’ faziosa e intollerante". Aggiungo che il modestissimo spazio concesso a Luca Mercalli nella trasmissione "Che tempo che fa" oltre ad essere ridicolo ha la funzione di tappezzare la Rai di una parvenza di democreticità che in realtà non ha più.

In questo senso sono d'accordo con Chiesa quando dice che il vero campo di battaglia - oggi - è la comunicazione di massa. Internet non serve a nulla! Intendiamoci: è un'invenzione meravigliosa ma se in dieci anni e più non è riuscita nemmeno lontanamente a scalfire il potere dei media tradizionali, allora non si può continuare a perdere tempo su questo strada. Su internet si creano molte nicchie che, nei migliori dei casi, rischiano di esaurirsi in singoli fenomeni d'élite (nel senso classico del termine).

Consideriamo un attimo Giulietto Chiesa: da ogni angolo, anche di questa rete, viene attaccato come "complottista" o "catastrofista", etichette che - come tutte le etichette - hanno la funzione di disfare i nodi che faticosamente si tessono. Ma Giulietto Chiesa è l'unico eurodeputato italiano che cita frequentemente testi quali "I limiti dello sviluppo", che va personalmente al forum mondiale dell'acqua, che sta cercando tra un milione di difficoltà di creare il primo organo di stampa televisivo completamente indipendente e libero da pressioni se non quelle dei cittadini che contribuiscono alla sua nascita: mi riferisco a Pandora Tv. A volte mi chiedo perché voi di ASPO non collaboriate attivamente con Pandora che è aperta ad una pluralità di voci (basti pensare alla presenza di Furio Colombo che sul Medio Oriente, p.e., ha opinioni diametralmente opposte a quelle di Chiesa). Certo le opinioni e le ipotesi vanno precedute dai fatti documentati ma questo è (sarebbe) normale.

Il rischio è che anche un esperimento unico perché finanziato solo dai cittadini, come è appunto Pandora, finisca di diventare la milionesima nicchia d'élite relegata ad internet.

Per quanto riguarda le "certificazioni", personalmente è proprio di quelle che non mi fido. L'abito fa il monaco è si finisce per dar credito alla fonte del messaggio perdendo di vista il contenuto e contribuendo alla nascita di élite anziché di "movimenti".

In conclusione direi di restare il più possibile attaccati ai contenuti e di lavorare su quelli, perché - quando la nebbia mass-mediatica si sarà diradata - resteranno solo le poche cose dette che contano veramente.

[Rileggendo quello che ho scritto mi rendo conto che mancano molti punti importanti, ma spero che il concetto di fondo sia emerso].

Anonimo ha detto...

As we lose this imposed sense of propriety, we are in desperate need of filters, of reliable mechanisms to connect the people who have lost faith in every institution to the people who really do mean well and really do know what the f*** they are talking about.

nei film sui sommergibili c'è sempre qualcuno con un cronometro. mi è sempre piaciuta la cosa, mi fa proprio godere quel cronometro che scorre e poter dire 'adesso' mentre guardo le immagini andare. quelli sono sempre almeno in due la sotto e il cronometro ce l'hanno entrambi: il cronometro misura lo scorrere di almeno due flussi di informazione su due sommergibili e si suppone che l'unica istanza neutra sia il tempo; presumibilmente lo è; se non fosse così, diventerebbe troppo complicato spiegare perchè qualcuno viene affondato o per lo più ci si lascia in pace, e io mentre guardo un film non ho voglia di lavorare, come al solito. detto in altri termini, se non ci si fidasse entrambi almeno del cronometro, dico nei due sommergibili, da parte di entrambi gli attori ripeto, il flusso di informazioni potrebbe condurre a decisioni che sono irrazionali al 100%. partendo dal cronometro si comincia a lavorare sul rischio: presumo per esempio si sia guadagnato moltissimo non solo in ingegneria sommergibilistica ma anche in tattica di aggancio. voglio dire, gli attori, in certi momenti, sono talmente all'oscuro dell'altro, se non per la vicinanza e quel tichettio estraneo che ciascuno sente dal proprio cronometro, che solo la paura potrebbe salvarli o ucciderli entrambi. così non va bene, sarebbe inutile avere una marina sommergibilistica, sempre da guardatore di film; dovresti mandare sotto metri di ghiaccio gli uomini migliori della nazione, dei geni fottutti, e non basterebbero i migliori sceneggiatori di hollywood per contenere le perdite.
ora, nella frase conclusiva dell'articolo che lei riporta manca un accenno al problema del tempo condiviso nella comunicazione in internet, un meccanismo che ne segni lo scorrere per entrambi le parti, da cui partire per diminuire il fattore di rischio conseguente ad un aggancio e a informazioni di cui supponiamo l'ignoranza reciproca, scambio o offerta; sottolineo che dall'aggancio, che ti dice la presenza, al contatto, il rischio deve essere un poco inferiore alla certezza di farsi ammazzare. arriviamo così all'ultimo punto, l'articolista ignora che se 'il sommergibile x sa di che cazzo parla', è anche vero che nei film ''il sommergibile y sa che 'x sa di che cazzo parla''. brutta asimmetria: nei film il secondo sommergibile disimpegna, è un sommergibile russo e a mosca convocano il capitano e gli fanno un culo così; il primo è un sommergibile americano e ha fatto credere al sommergibile nemico che sapeva di che cazzo parlava; finchè dura c'è almeno qualcuno che ci fa film sopra e qualche stupido che li guarda.
adesso provo a vedere la cosa in termini davvero generali; tra chi ha perso totalmente fiducia nelle istituzioni c'è chi disimpegna adesso mentre scrivo, proprio quello che scrive (infatti le sto scrivendo, quel presuntuosetto nullasaccente di listening): non mi convocheranno a mosca, se lei suppone che esista una centrale anarchica dell'insurrezione pronta a farmi fuori, se non altro perhcè sono anarcoindividualista e anche se ci fosse una centrale di tal fatta me ne sbatterei il cazzo, ma spero di poter salvare così almeno qualche culo, oltre al mio pavido narciso e anarcoindividualista, perchè ce ne sono eccome di culi sinceri che sanno l'abc ancora meno di me e che preferisco si salvino più di me mentre altri, lo so, me lo dice il fiuto, cederanno nel tempo, grazie cronometro, e altri ancora stanno facendo incetta di profili. non esistono puri, ma solo gente che a queste cose ci passa attraverso e arriva a comandare, viene cooptata, gli altri sono storia. eccoci infine al terzo punto, il filtro, l'etichetta: lo stabiliranno loro, quelli che attraverseranno la cosa, se accadrà il grande trambusto come io penso che accada: lei professore non cerca una membrana efficace, perchè lei, fino a prova contraria, non vuole comandare, vuole continuare a sapere ciò di cui cazzo parla e le basterebbe sapere chi cazzo comanda dall'altra parte: per il momento nessuno che possa esserle d'aiuto, mentre nel futuro i nuovi padroni potrebbero addirittura essere i suoi carnefici:
un appassionato di musica di ludovico van si ritrova sbeffeggiato e malmentato da due sbirri con i controcazzi, peccato che il mestiere glielo avesse insegnato lui, se lo ricorda il film? ecco, da parte mia temo di essere cooptato e quindi preferisco mi si riempia di merda adesso piuttosto che dover fare delle cose brutte brutte quando avrò il manganello dalla parte giusta, anche perchè siamo in troppi, fuor di metafora, miliardi, e il trambusto serve a liberare un poco il paesaggio, vai a vedere che la cosa tocca proprio a me.
professore, mi perdoni se ho detto un mare di stronzate, ma quella frase finale dall'articolo era troppo invitante e in fondo comincio a pensare che quello che cerco oltre a punire la mia presunzione sia la demenza, un angoletto dove poter ascoltare un' invenzione a due voci, la 14 se non sbaglio, sperando che il mio carnefice sià così premuroso da non rovinarne l'esecuzione con le mie stesse grida
(non rileggo, lima i dettagli con benevolenza, gentile lettore, e concentrati sulla sostanza:
quel presuntuoso, imbecille, eccettera eccetera ...)

Anonimo ha detto...

Vedo che i commenti sono lunghi e seguo gli esempi anche sé in maniera un po' più pigra usando il copia-incolla. Quest'articolo mi sembra particolarmente interessante e da introdurre nelle riflessioni esposte e vorrei inserirlo piuttosto che segnalare il link.

Saluti maria




ANALFABETA FUNZIONALE E CONTROLLO DELLE MASSE
Postato il Giovedi 16 Aprile 2009 (19:00) di davide

Informazione DI GIORGIO FONTANA
ilprimoamore.com

Che l'ignoranza del popolo sia una delle condizioni migliori per il prosperare dei potenti è storia vecchia quanto l'umanità. La cattiva informazione — o meglio, l'informazione superficiale e volutamente distorta — è un momento chiave del controllo sulle masse.
L'era Berlusconi è stata edificata in gran parte grazie a una televisione populista, che tende a privilegiare la macchietta e il divertimento, e a diffondere un livello informativo superficiale o addirittura deviato.
Fin qui la storia è nota. Ma oggi il problema del controllo acquista una venatura inquietante secondo due nuove coordinate a prima vista molto distanti fra loro: analfabetismo di ritorno e web.

La rete permette l'affrancamento da una fruizione passiva di elementi "dati" (e consente lo scambio attivo, o addirittura l'inserimento di notizie in prima persona). In questo senso, può essere — ed è stato pensato come — un effettivo passo avanti a livello informativo rispetto a televisione e radio. Ma la rete necessita di ciò che la società televisiva non si aspettava, e cioè un'alfabetizzazione molto solida e la capacità di comprendere/produrre un testo. La televisione ha prodotto la cultura delle immagini e dell'ascolto: Internet, con un colpo di mano incredibile, ha trasformato il mondo in qualcosa di scritto.



Ora: alcuni studi del linguista Luca Nobile (rintracciabili su http://linguaditerra.wordpress.com/), dimostrano che l'alphabetical divide è uno dei mali più sommersi, e insieme più inquietanti, dell'Italia contemporanea. Secondo i dati dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il 65% della popolazione italiana non possiede le competenze alfabetiche per interagire nella società dell'informazione. E parliamo di competenze abbastanza basiche, come capire da cima a fondo un articolo di giornale. In termini tecnici, si tratta di "analfabetismo funzionale", e vorrei ripetere la fetta interessata: il 65%. Due terzi del Paese.

Nei suoi articoli, Nobile mostra in modo convincente che il gap alfabetico coinvolge e spiega il gap digitale, "perché un computer è fatto per metà di una tastiera alfabetica, e perché Internet è un luogo a cui si accede digitando parole scritte". Come dicevo sopra, la retorica del bombardamento delle immagini è in parte superata: per molti versi, siamo soggetti a una intrusione sempre maggiore della scrittura nella nostra vita.
Ma stante la situazione registrata dall'OCSE, quello che potrebbe essere uno strumento di affrancamento si trasforma in un ulteriore elemento passivo. Il web non fornisce solo la possibilità di accedere a un numero impressionante di dati, ma consente anche — per gran parte — di commentarli e far nascere reti di discussione. Minando tale contributo con un'alfabetizzazione superficiale, le possibilità democratiche della rete crollano del tutto. Una straordinaria miniera di dati e funzioni che attende solo di essere utilizzata: e che invece, banalmente, non è utilizzata affatto.

Non voglio dire che Internet sia la salvezza e la verità, intendiamoci. Tuttavia consente di verificare delle notizie tramite fonti che venti anni fa sarebbero state di difficile reperibilità. Di reperire, ad esempio, i testi delle leggi emanate e valutare se un'interpretazione fornita da un giornalista è corretta o meno. Prima, questo era abbastanza complicato. Ora è fattibile nello spazio di due o tre click. Il problema è esattamente questo: la capacità di farlo, di compiere questi click. Allora cosa rimane del web, per la maggioranza "disfunzionale"? Molto spesso, l'appiattimento alla cultura delle immagini: una sorta di tentato ritorno alla vecchia maniera. Youtube ne è l'esempio per eccellenza. Ma persino l'onnipresente Facebook viene in gran parte usato solo per caricare delle foto. Il che da un certo punto di vista è naturale, perché il culto iconico è immediato, di facile fruizione, e non crea automaticamente una posizione morale. Che è precisamente quanto un regime populista desidera.

La cosa più inquietante è che a questo livello il discorso non riguarda la libertà di espressione, ma uno stadio molto basso di possibilità cognitiva. Gran parte del Paese è impossibilitata a farsi un'idea completa di un frammento di testo scritto. Gran parte del Paese è incapace di verificare una notizia risalendo alle fonti tramite un motore di ricerca. Siamo abituati a indignarci per la carenza di alfabetizzazione dei paesi meno sviluppati, ma la verità è che il problema dell'analfabetismo cresce e si evolve di pari passo allo sviluppo delle società. Si fa più nascosto e insidioso.
E qui il cerchio si chiude. L'istruzione gratuita e libera è una delle conquiste più straordinarie dell'epoca contemporanea. Tendiamo a sottovalutarla perché ci sembra un fattore scontato, ma non lo è affatto. Soprattutto, è grazie a essa che siamo in grado di rapportarci a una realtà sempre più complicata e in continua evoluzione. Dove non arriva la specializzazione tecnica, può arrivare almeno la comprensione: ma entrambe si fondano su un livello di alfabetizzazione non scontato.

A questo punto, anche la pessima gestione ministeriale dell'istruzione italiana appare come un tassello di un puzzle molto più grande. Senz'altro questo dipende da una cattiva distribuzione della ricchezza, che provoca tagli a un settore già di per sé piuttosto martoriato. Ma perché nessuno si prende davvero a cuore il problema? Perché, a voler pensare male, il totale disinteresse verso l'istruzione media potrebbe essere frutto di cattiva fede. Dopotutto, un popolo che non è in grado nemmeno di interagire con la società dell'informazione, è un popolo eccellente per essere preso in giro.

Giorgio Fontana
Fonte: www.ilprimoamore.com
Link: http://www.ilprimoamore.com/testo_1441.html
16.04.2009

S. ha detto...

@Mandarino Meccanico:
"Il rumore domina sul segnale". CVD

@Maria:
internet assomiglia ad una caotica biblioteca di Babele i cui scaffali si dilatano verso lo spazio indefinito. Tuttavia se la quasi totalità delle persone non legge allora l'accesso alla Biblioteca o è inutile o è dispersivo come usare il coltello per mangiare la minestra.

http://www.giuliettochiesa.it/modules.php?name=News&file=article&sid=338

Anonimo ha detto...

@ S.

Condivido la maggior' parte di quello che dici... sostengo Pandora. Grazie del Link, buon articolo di Chiesa.

Il WWW comunque introduce in una logica che è quella del sistema complesso mentre l'analisi spesso non ne tiene conto. L'idea della biblioteca caotica non rende...
Scambio con un Link
http://www.thedailybit.net


/index.php?method=section&action=zoom&id=2317

Saluti maria

mandarino meccanico ha detto...

S. riporto quello che hai scritto; (premessa: dovrei giustificare questo intervento raccontando qualcosa per farmi tirare due carezza addosso ma sono un pò a corto; sai mi hanno fatto delle riparazioni al siluro e per il momento mi piace solo guardarmelo, figurati se lo tiro fuori. perdona il doppio senso ma mi riferisco proprio al cervello, insomma un due giorni di quelli che ti fanno proprio bene):

@Mandarino Meccanico:
"Il rumore domina sul segnale". CVD

ora invece e a seguire i due punti il commento di mandarino meccanico: S. ti sei inventato un bel nick, 'mandarino meccanico', e ottieni l'aggancio con l'obiettivo, eccomi, ti ho sentito; poi, in una frase che ciascuno comprende al volo e che racconta i movimenti dell'obiettivo mandarino meccanico di cui sopra riesci a connotarti come 'il sommergibile x, che sa di che cazzo parla'. ora,
S., permetti una critica, ma concludi con un 'CVD': ricorda che stai parlando al nostro pubblico, e questo sa che lo svolgimento ce l'ho messo io a 'il rumore domina sul segnale', te lo sei letto fresco fresco in un messaggino senza fare un cazzo, insomma, potrebbero chiedersi, sarà mai tanto bravo questo S.? S. ha anche linkato chiesa: 'bah? che cazzo gliene frega a mandrino di quella roba? manco la legge'; qualcuno nel pubblico potrebbe anche pensare che hai disimpegnato, potrebbe pensare che il sommergibile russo pieno di fattoni con un cazzo di cuoco dell'atlantico che si fa chiamare listening perchè ascolta sempre quello che gli altri fattoni gli dicono, che questo sommergibile mica ti ha creduto, perchè a listening gli è caduto il mestolo mentre loro facevano le curve anzi, e adesso cercano di capire perchè e allora pensano i fattoni che dall'altra parte di mandarino meccanico non c'è un sommergibile che sa di che cazzo parla, ma che qua sotto a non saperlo siamo almeno in due e che uno ci ha agganciato di nome S.; oh cazzo, pensano nel mandarino, ora vai S. a washington o dove ti pare e farti fare un culo così che per questa volta mandarino l'ha scampata e ti sei fatto pure venir dietro

p.s. provaci ad essere più cattivo, mettiti in caccia e risolvi presto la cosa, prima di andare di fronte ai superiori; scommetto te l'ha appena detto quello che ti vende le arance nel sommergibile: hai bruciato un'occasione, ma hai avuto coraggio, qui tifiamo tutti per mandarino ...

p.s.s. S. mi hai fatto divertire a scrivere questa cosa, ho proprio avuto due giornate sempre meglio e te mi hai proprio dato modo di dirlo a tutti gli altri sommergibili dell'atlantico, cantiamo ragazzi, anche tu S. fanculo se ci sentono

p.s.s.s. in quanti modi si può continuare a cazzeggiare senza perdere fiducia in se stessi? sensa avere paura? senza perdere senso? forse è solo importante che da me lutto non promani e avrò passato una buona mezz'ora con S. e lui un par di minuti con me

mandarino meccanico ha detto...

errata:
... S. ha anche linkato chiesa: 'bah? che cazzo gliene frega a mandrino di quella roba? manco la legge'; qualcuno nel pubblico potrebbe anche pensare che hai disimpegnato, potrebbe pensare che il sommergibile ...

correggi:
'mandarino' dove leggi 'mandrino'

(nota dell'autore: 'mandrino' potrebbe essere riferito a 'chiesa'. d'altro canto l'autore, ma proprio l'autore del citato in 'errata' ovvero mandarino meccanico, si rende conto di un errore di battitura su tastiera e senza bisogno di assumere un filologo dichiara che debba essere letto 'mandarino' al posto di 'mandrino'.

la firma che segue è 'mandarino meccanico' approvata dall'autore, che vuole anche riportato quanto segue:
'non voglio equivoci nella mia vita, le sembra che tra mandrino e mandarino si possa cazzeggiare?
'come tra chiesa e chiesa, comunque un bel pò'
'e se questa volta non mi andasse?'
'lei è un pavido ma non un attaccabrighe'
'come tra chiesa e chiesa, però lei cazzeggia'
'tanto la firma ce la mette lei'
'no, non mi va bene'
'e allora cazzeggi'
'va bene firmo'

S. ha detto...

Grazie siete meravigliosi, ognuno a modo suo. Un abbraccio.

@M.
Albert-László Barabási, "Link. La scienza delle reti", Einaudi, 2004

@M.M.
Pascal Hachet, "Mio figlio si è fatto una canna!", Ma. Gi., 2003