sabato, aprile 04, 2009

Il solare democratico





created by Andrea De Cesco




Dagli albori della propria civiltà il genere umano ha sempre creato all'interno delle società delle gerarchie tra i vari individui. L'affermazione della superiorità di un individuo o di una serie di individui sugli altri è antica più della storia e della storia è stata uno dei motori più potenti.
Ovviamente nelle società primitive si basava su poche norme non scritte che riconoscevano la predominanza di uno o pochi singoli, legate alla sopravvivenza delle comunità, i cui membri rinunciavano a un parte della loro libertà pur di affrontare le difficili condizioni di vita all'interno di un gruppo organizzato.
Man mano che le società e le comunità si sono evolute, si sono evoluti anche i modi per l'acquisizione ed il mantenimento di questa predominanza interna da parte delle “caste“ privilegiate, e dove fosse possibile la spinta ad esportarla ad altri popoli o civiltà vicine.

Se rileggiamo la storia, essa si presenta zeppa di episodi legati in un modo o un altro alle logiche di potere tra le classi dominanti, guerre, assassini, alleanze, tradimenti, matrimoni, ecc. La costante rimane però che per acquisire potere e soprattutto per mantenerlo lo strumento principale è sempre quello del controllo degli uni sugli altri, dove una ristretta cerchia che costituiva l'elite, forte di una propria organizzazione, dominava la massa.
Nelle civiltà più antiche questo si manifestava soprattutto con la coercizione, dove un singolo individuo, un gruppo di persone, un esercito, una milizia, o una o più famiglie, predominava su gli altri grazie al possesso e all' uso delle armi.
Un'altra arma potente era il controllo della religione e delle credenze popolari, in quanto da sempre i vertici politico-militari si sono associati al potere le alte gerarchie religiose, ricevendo in cambio dell'esercizio esclusivo della religione, la legittimazione al dominio politico.

Dopo la rivoluzione industriale, questo ordine è stato sovvertito e la garanzia del potere militare o religioso non è stata più sufficiente, nelle civiltà occidentali almeno, al mantenimento del controllo sulle masse.
Si era venuta a creare una elite diversa, di natura economica, capace di condizionare la supremazia delle aristocrazie attraverso la propria forza economica, sebbene all'inizio questo nuovo ceto fosse in competizione con il potere delle classi fino allora predominanti, in breve tempo però si assistette ad una cooptazione ai vertici per i nuovi esponenti della classe industriale e mercantile.
Si creò così una nuova classe sociale che assumeva il controllo totale assommando potere politico, economico e delle coscienze assieme, condizione che resiste tuttora fino ai giorni nostri.

Evolvendosi la società e divenendo più complessa, è stato necessario produrre nuove forme di controllo delle masse, affidate non più alle armi o alla religione, ma con mezzi sempre più sofisticati e raffinati.
La prima è quella del controllo dell'informazione, ormai in nessuna parte del mondo esiste un informazione veramente libera e plurale ma essa risponde agli interessi di potenti editori o capitani di industria, in grado non solo di plasmare l'opinione pubblica al fine di ottenere un consenso, ma soprattutto di indicare nuove scale di valori, rispondenti più alle esigenze dell'impresa che non ai veri valori o le vere necessità dell'individuo.
Ma soprattutto la più importante forma di controllo esercitato è quella del controllo dell'energia.
In società complesse come le nostre la possibilità di vivere e la qualità della vita dipendono in primis, dal accesso alle varie forme di energia disponibili.
Questo paradigma vale a tutti i livelli, a partire dei rapporti fra i vari stati (emblematico il capolavoro di Putin, il quale ripristinando il controllo pubblico sullla produzione di idrocarburi ha trasformato uno stato, la Russia, da nazione allo sfascio a potenza mondiale in grado di condizionare le politiche degli altri stati), al livello interno degli stati dove un mercato energetico in teoria libero, è concentrato nelle mani di poche figure, in grado di controllare il flusso dell'energia destinato al singolo cittadino.

Le varie forme di energia che hanno consentito la rivoluzione industriale, sia il carbone che il petrolio o gli altri idrocarburi come per il nucleare o l'idroelettrico, hanno tutte una caratteristica in comune, si prestano ad essere controllate dalla fonte lungo tutta la filiera fino alla distribuzione.
Infatti, il singolo cittadino non è in grado di assicurarsene la quantità sufficiente con i propri mezzi, ma per forza di cose deve acquistarla da una di queste compagnie in grado di fornirgliela.
Nessuno di noi può rifornirsi di benzina dell'automobile direttamente acquistando il petrolio in Arabia per poi raffinarselo in casa, deve per forza fare rifornimento ad una stazione di servizio di una delle mayor petrolifere, che fornirà il prodotto finito alle proprie condizioni, come nessuno può procurarsi il gas per riscaldarsi in inverno direttamente in Russia, ma deve collegarsi per forza di cose ad una tubatura rifornita da un gasdotto di una di queste stesse società.
Stessa cosa si potrebbe pensare per l'energia elettrica dato che nessuno può crearsi in casa costruendosi una mini centrale, si essa idro, termoelettrica o termonucleare, ma invece non si è nella stessa condizione.

Esiste la possibilità di creare una serie di piccole “centrali elettriche” adatte ai consumi di un singolo individuo, di una famiglia o di una ristretta comunità, utilizzando la forma di energia più democratica, anzi forse più che democratica visto che abbonda principalmente nei paesi tropicali tradizionalmente più poveri, una forma di energia non controllabile da nessuno, non inquinante, disponibile in quantità sufficiente alle esigenze di tutti gli abitanti della terra e per diversi milioni di anni a venire, l'energia solare.
Grazie alla tecnologia attualmente disponibile, è già oggi facile prodursi privatamente l'energia necessaria ai propri bisogni ed addirittura poterne cedere una quantità ad altri soggetti, senza per forza di cose passare attraverso le strozzature di un mercato dominato da monopoli o oligopoli.
Certo le cose dette così sembrano facili, ma non lo sono per nulla, una forma democratica di produzione e consumo dell'energia prevede la fine del controllo da parte delle elite, cioè il cittadino-consumatore-produttore, alla fine risulta essere autonomo ed autosufficiente, e non più completamente condizionabile dalle forniture energetiche, risultando così veramente indipendente.
Quindi è prevedibile che in futuro man mano che si procederà verso l'ineluttabile crisi della produzione di combustibili fossili tradizionali, e la conseguente diffusione di impianti che utilizzino fonti rinnovabili, come l'eolico ed il fotovoltaico, vi siano dei tentativi, ovviamente di natura legale, di ricondurre l'esclusività della produzione mediante questi sistemi al solito manipolo di eletti che vorranno riaffermare e perpetuare la loro superiorità gerarchica sul resto degli esseri umani.
Per questo lottare per un una produzione dell'energia distribuita sul territorio e tra tutti i suoi abitanti, quindi sottratta ad ogni forma di gestione controllata, non è solo una risposta ai fabbisogni energetici dell'umanità, ma è una condizione per garantire una reale libertà ad ogni singolo essere umano.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per la chiarezza dell'articolo. Un abbinamento riuscito di trasparenza e "semplicità" di linguaggio e complessità di contenuto.
Fatto sta che le scelte che hanno portato alla dipendenza energetica sono state accompagnate da sviluppi che hanno distrutti reti a favore di dinamiche che indirizzano sempre di più in questa ottica di petroldipendenza.
Piccolo esempio: sono nata in un paese dell'Assia (Germania ) dove ai tempi della mia infanzia ti potevi procurare ogni cosa andando a piedi, dai viveri, ai vestiti,al servizio di assistenza sanitaria,mandare i bambini a scuola,spedire la posta....
oggi non c'è più nulla!!!
Un paese di duemila abitanti può giusto fornirsi di benzina per raggiungere i grandi magazzini, uffici vari....
Questa realtà per fortuna in Italia non ha messo piede, almeno non in questa forma radicale. Ma l'esempio del mio paese natale manifesta la completezza di un disegno folle.
Si lamenta l'arretratezza italiana. Penso che si parte da un grande vantaggio nella trasformazione in una rete funzionante. Il rinnovabile porta in sé la potenzialità di paradigma rinnovata in senso democratico, ma andrei anche oltre e punterei sul "olistico", sul cerchio, piuttosto che una piramide rovesciata.
I tempi spingono ma chi vorrebbe mantenere in piedi quel tessuto di controllo totale purtroppo continua a tessere la ragnatela visibile perfino in cielo.Stamani mi sono alzata e ho guardato le tante scie rilasciate durante la notte.Un disegno che accompagna questi tempi di "fine di un era".
E una giornata orribile in cui
la presenze dominante del petrolio offusca il sole e crea una cappa indescrivibile.
Speriamo di farcela a trasformare le menti.Non c'è da aspettarsi la trasformazione dall' alto ma dalle tante piccole realtà che creano crepe e risposte....solare e eolica si sono fatti strada nonostante tutto, come altre tecnologie "democratiche" o meglio olistiche che tendono ad emergere.

Maria

Frank Galvagno ha detto...

Mi unisco anch'io ai complimenti per l'articolo.

E' pur vero che anche nel campo delle rinnovabili ci potranno essere fenomeni di sopraffazione e controllo, a livello politico per l'assegnazione delle zone, dei gruppi industriali eccetera. Qui, però, andiamo più in questioni psicologiche e filosofiche ... la volontà di potenza è insita nell'uomo, e in alcuni più che in altri. Pur con questa difficoltà, che certamente non aiuta ma risulta praticamente ineliminabile, in un regime di uso esteso di rinnovabili si ridurrebbero fortemente i rischi di collasso di civiltà, che è poi il vero problema di questo secolo

Anonimo ha detto...

L'articolo coglie un aspetto importante delle scontro di valori culturali che sta sotto lo scontro fra energie rinnovabili (che sono diffuse sul territorio, quindi democratiche e non gerarchiche, e che dureranno praticamente per sempre) e le energie da fonti fossili (che sono concentrate, gerarchiche e che termineranno praticamente a breve).
Non sono d'accordo invece sull'analisi antropologico-culturale fatta nella prima parte dell'articolo e che riguarda i modi attraverso cui si è arrivati all'attuale situazione.
Armando

Anonimo ha detto...

Tutto è riconducibile alla teoria dei neo-liberisti dove il mercato si autoregola, nessuno deve e può imporre delle limitazioni alla libertà del mercato.
Da questo assunto siamo arrivati al disastro economico attuale.
Ci hanno detto che la libera concorrenza è salutare perché permette di ridurre i prezzi.
Questo è vero in un sistema di concorrenza leale e per dei prodotti non per dei beni comuni.
L'energia è diventato un bene di primaria necessità così come l'acqua.
Ora vogliono privatizzare gli acquedotti ma dov'è la concorrenza? Se l'acquedotto X me la fa pagare troppo cara posso passare al'acquedotto Y? No di certo!

Francesco Ganzetti ha detto...

...Bene, democrazia energetica, bene : avremo sufficienti risorse e cesione socilae per garantire la transizione al rinnovabile ?
A proposito dei fondamentali, cioè materia ed energia, siamo sicuri che riusciamo a traghettare tutti dalla sponda dei fossili a quella delle rinnovabili mantendo delle disponibilità di beni primari( cibo, abitazione , acqua, trasporti, educazione e sanità ) equiparabili ?
A me mi sa( anche se non è corretto grammaticamente) che siamo un po troppi sul pianeta....
Cmq, facendo due conti a mente, ho calcolato che si in Italia per 3 anni si chiudesse il sistema sanitario pubblico ogni tetto italiano sarebbe coperto completamente da pannelli fotovoltaici,( compreso quello degli edifici destinati non ad abitazione ): questo fra l'altro ci darebbe un vantaggio competitivo in materia enorme sugli altri paesi oltre che un iportante surplus energetico.
( Sempre che la produzione mondiale di pannelli e batterie possa soddisfare questo nostro sforzo nazionale di riconversione energetica e morale.)
Saremmo a posto per i prossimi 20 anni o giù di lì. ( I pannelli e solari e batterie non sono certo eterni)

Altra domanda : a naso, il solare a concentrazione di Rubbia doverebbe avere una lifespan assai maggiore : non conosco l'ERoEi di pannelli fotovoltaici e solare a concentrazione, ma sempre a naso, a parità di energia prodotta , i pannelli fotovoltaici dovrebbero essere enormemente più costosi. ( oltre a produrre elettricità solo durante il giorno .)
Senza avventurrsi in ulteriori disquisizioni , bene le rinnovabili puntiformi, bne la democrazia energetica, ma saranno molti più i punti di crisi ed i lati oscuri della transizione energetica che non gli aspetti positivi nelle vita di tutti i giorni nel breve termine, semplicemente perchè abbiamo voluto tutto e subito e siamo in troppi, ( e troppi vecchi non abituati a rinunciare alla propria privacy abitativa nei paesi occidentali ).
Kunstler dice che ci sarà un riavvicnamento alle leggi di natura, che di rado prevedono forme democratiche di organizzazione della vita....
Gli anziani Cheyenne riuniti in seduta prima di iniziare a dicutere dicevano :" ricordiamoci che dalle nostre decisioni dipenderà il futuro dei nostri figli e nipoti " : questo discorso in Italia sarebbe stato opportuno farlo 30 anni fa : bastava dedicare il 10 % della spesa sanitaria alla ricerca energetica ( chiaramente non creando nuove università di provincia con corsi in fisica nucleare ! L''università non può essere per il 40% della popolazione ) ed oggi avremmo operative centrali nucleari di 3 generazione , avremmo prototipi funzionanti delela quarta, e saremmo leader mondiali di pannelli fotovoltaici ed altre forme di solare....

Anonimo ha detto...

Breve precisazione : è chiaro che il solare a concentrazione è meno "democratico" del fotovoltaico puntiforme, così come il kitegen , che dovrebbe avere un EroEi ancora maggiore, qualora si avesse la forza politica di realizzarlo, è meno "democratico" dell'eolico puntiforme : indipendentemente da ciò da qui a 30 anni, se avremo ancora una società, conterrà molti meno meno aspetti "democratici" , ( come oggi ad esempio le università di provincia, o un SSN palesemente insostenibile e penalizzante i non- anziani e non malati di malattie rare ) dell'odierna : le vacche grasse stanno finendo. ( E le abbiamo utilizzate male, in maniera diversa dagli U.S.A. ma sempre male.....)

Anonimo ha detto...

@Francesco

Di tanti posti in cui pescare i soldi per le rinnovabili, hai scelto la sanità. Proprio qui in Italia, dove abbiamo (dato OMS) il secondo migliore sistema sanitario del mondo: abbastanza economico e capace di curare un pò tutti.

Ulteriore ideona: colpire l'università che "..non può essere per il 40% della popolazione..".
Direi che non c'è rischio: la nostra nazione è affetta da una ignoranza unica, ed il numero di laureati è sempre stato scarso rispetto alle medie dei paesi sviluppati. La nostra università era sottofinanziata in modo plateale già prima dell'arrivo di brunetta.

Io per finanziare le rinnovabili partirei dai gipponi e dalle barche a vela scaricati nelle partite iva aziendali. Ma si sa, in Italia quando è ora di raccogliere soldi li andiamo sempre a prendere a chi non ne ha.

Auguri, e buon collasso a tutti!

fausto

gianluca ruggieri ha detto...

bel post!

secondo me coglie un punto centrale
anche le rinnovabili se le mettiamo su una filiera lunga non ci portano fuori dall'inconsapevolezza (e dallo spreco energetico ingiustificato)


su questi temi segnalo i due libri di hermann scheer pubblicati da edizioni ambiente

autonomia energetica
http://www.edizioniambiente.it/eda/catalogo/libri/72/

ma soprattutto
il solare e l'economia globale
http://www.edizioniambiente.it/eda/catalogo/libri/58/

Antonello ha detto...

Ottimo articolo: tramite la produzione di elettricità da fonti rinnovabili proprie il singolo individuo potrebbe acquisire maggiore autonomia dallo Stato...
Ma alle volte mi chiedo se a causa del nostra ormai cementata abitudine (o condizionamento mentale) a concepire la vita in senso "moderno" non diamo forse un eccessiva importanza all'energia elettrica caricandola di significati che rischiano di trascendere la sua effettiva utilità.
Per esempio: a casa nostra l'energia elettrica viene usata in genere per accendere una lampadina, un computer, una TV, una lavatrice, un frigo, ecc. tutti oggetti fabbricati dalle industrie (e che difficilmente potremo fabbricare da soli partendo da zero) dal più piccolo componete fino all'assemblaggio finale, ma in una società che è destinata a deindustrializzarsi questi oggetti saranno sempre più rari e costosi, così come gli "oggetti" che ci permettono di produrre energia rinnovabile. Da questo non si potrebbe dedurre che in futuro l'uso e la conseguente produzione di energia elettrica non sarà concepita come vitale e insostituibile per il mantenimento del nostro benessere?

Anonimo ha detto...

Articolo chiaro ed esauriente che illustra una tesi risaputa(non dalle masse), ovvero che il controllo dell'energia da parte dei pochi permette il controllo delle masse e che se il fotovoltaico residenziale trova tante difficoltà a diffondersi in modo capillare(non solo in Italia) non è solo a causa della tecnologia solare, ancora poco economica eppure in evoluzione verso efficienze maggiori e costi sempre più bassi, ma soprattutto grazie ad una elefantiaca burocrazia ed uno strisciante ostruzionismo dei grandi gestori elettrici.
Ed ora che la grande crisi globale rende sempre più problematico accendere mutui "energetici"(ed in generale) con le banche per il finanziamento degli impianti FV residenziali, il futuro delle rinnovabili diventa sempre più complicato.

Paolo B.