venerdì, agosto 24, 2007

Uno zuccherino contro la crisi


Periodicamente, rispunta l'idea della pila a zucchero. La sua ultima incarnazione è stata tirata fuori qualche giorno fa da Sony (vedi Blogeko). Nell'affannosa ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che possa tirarci fuori dai guai, anche lo zucchero viene presentato sulla stampa come il salvatore di turno del pendolare a secco di benzina.

In se, l'idea dello zucchero come combustibile ha dei punti interessanti. In fondo, gli esseri viventi usano lo zucchero come combustibile per i loro processi metabolici; perché non usarlo come combustibile per motori è apparecchiature? Un problema è che lo zucchero è solido, quindi come combustibile per motori non va molto bene. Se lo si scioglie in acqua, non lo si può bruciare. Certo, se dallo zucchero si vuol fare un combustibile lo si può sempre trasformare in etanolo con i batteri del caso. Ma il processo è costoso energeticamente, la resa energetica è bassissima, probabilmente inferiore a 1. L'etanolo è meglio mischiarlo con un po di succo di pera e farsi un bel grappino.

Rimangono vari metodi elettrochimici per ossidare lo zucchero e trasformare l'energia contenuta nella molecola direttamente in elettricità. Lo si può ossidare direttamente all'elettrodo; oppure lo si fa ossidare da una specie intermedia che poi si scarica all'elettrodo. Tutte le pile a zucchero, e ce ne sono parecchie, funzionano secondo una variazione sul tema dell'ossidazione elettrolitica. Come tutti i sistemi energetici basati processi elettrolitici, la cinetica all'elettrodo è critica. Molto spesso l'efficienza è bassa, oppure bisogna caricare l'elettrodo con un catalizzatore al platino che rende tutta la faccenda talmente costosa da perdere ogni interesse. La cosa in qualche maniera può funzionare, ma per il momento non esistono applicazioni pratiche.

Vista l'inefficienza della faccenda, che si accoppia all'inefficienza della fotosintesi, la pila a zucchero non è certamente una soluzione al problema energetico. Però può essere interessante per il fatto che lo zucchero si può immagazzinare senza problemi di sicurezza, senza bisogno di recipienti a pressione, niente problemi di infiammabilità, niente del genere. Questo lo rende interessante come sistema di backup di emergenza, o per applicazioni nell'elettronica domestica, cosa che io credo che sia quello che vuol fare la Sony. Se hai bisogno di un generatore di emergenza, avere un barattolo di zucchero per combustibile può essere una cosa molto pratica - attenzione a topi e formiche, però!



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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho costruito in modo molto semplice una pila a zucchero (usando glucosio) ma penso si possa usare anche il saccarosio e blu di metilene.I due componenti si mettono in soluzione acquosa basica per KOH 3Molare (120gr/litro) Si prepara un ponte salino con KCl saturo e si inseriscono due elettrodi a filo di platino.Il tester segnerà da 200 a 450mV di tensione.Il B.M. è un trasportatore di ossigeno pertanto ossida il glucosio molto meglio di quanto farebbe l'ossigeno dell'aria.Le condizioni ottimali sarebbero quelle di fare avvenire la reazione tenendo i due bicchieri al riparo dell'aria (con un coperchio). Questa NON E' UNA BIOFUELCELL ma semplicemente una pila chimica didattica.